Convegno: Storie fuori sede

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Lo scorso 27 novembre, nell’Archivio Centrale dello Stato in Roma, si è tenuto un convegno promosso dall’Ufficio nazionale Cei per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto dal titolo: Storie fuori sede. Gli archivi storici ecclesiastici in una nuova prospettiva condivisa. L’attenzione era rivolta sull’importanza crescente della disponibilità in rete del patrimonio conservato negli archivi ecclesiastici grazie alla digitalizzazione dei documenti. Era anche sottolineare la novità apportata, per ricercatori o per semplici utenti, dalla presenza in rete dal 2000 del portale BeWeb. BeWeb, lo dice la parola stessa, significa beni ecclesiastici sul web, quindi BeWeb è un portale che rende accessibile al pubblico il patrimonio storico, artistico, architettonico, archivistico e librario custodito nelle diocesi italiane e negli istituti ecclesiastici. Di conseguenza, con l’esclusivo ausilio del computer è possibile visitare una cattedrale o accedere alle informazioni documentarie di un archivio.
Un particolare accento è stato posto sugli archivi ecclesiastici. Dopo essere approdati in rete non dovrebbero limitarsi a un semplice arricchimento della banca dati sul web, ma impegnarsi a procedere a una evoluzione della propria funzione strutturale. La prima mansione dell’archivio è la conservazione dei saperi per sottrarli all’oblio, l’archivio è la “cassaforte” della memoria. Le conoscenze digitali hanno permesso di mutare la missione dell’archivio da puro ente di conservazione ad ente di diffusione, rendendo fruibile i propri beni anche a coloro che fisicamente non varcano la soglia delle sale archivistiche. Il passaggio successivo sarebbe quello di rendere produttivi i beni che l’archivio conserva rendendo i propri documenti funzionali all’azione pastorale della diocesi di appartenenza. È un cambiamento sollecitato particolarmente nelle relazioni di mons. Michele Castoro, Arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, e in quella di don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto.
Nella relazione di mons. Michele Castoro, letta da mons. Federico Pellegrini cerimoniere vescovile nella diocesi di Brescia, è stato sottolineato l’impegno della Chiesa nella cura e nella conservazione delle carte che sono la testimonianza della fede dall’epoca apostolica fino ai nostri giorni. Le carte d’archivio sono la testimonianza dell’incarnazione di Cristo fatto uomo per noi, sono la memoria dell’evangelizzazione, sono il ricordo dell’azione pastorale. È necessario valorizzare il patrimonio conservato negli archivi perché diventi uno strumento di azione pastorale creando un regime di continuità con la società contemporanea pur legandosi al tesoro documentario dei secoli passati. Nella relazione un grande peso è stato attribuito alle potenzialità offerte dalla tecnologia perché un portale come BeWeb deve essere considerato non solo come un luogo di acculturamento, ma anche come una occasione di evangelizzazione e di dialogo con la comunità.
Anche don Pennasso ha rimarcato l’importanza dell’ausilio del supporto informatico per valorizzare e rendere accessibili a un maggior numero di persone i beni culturali ecclesiastici, per questa ragione ha auspicato che tutti gli archivi ecclesiastici siano dotati di un sito internet. Però ha decisamente indirizzato il suo intervento sul ruolo attivo che gli archivi devono rivestire nella diocesi. Ogni struttura archivistica, affermava don Pennasso, deve diventare “attore” nell’attività pastorale diocesana. Gli archivi devono abbandonare la funzione di “impilatori” di carte per passare a raccontare la storia dell’identità cristiana della diocesi, devono raccontare la tradizione culturale cristiana sulla base della documentazione creando un servizio alla comunità e un legame con essa. La piattaforma dalla quale gli archivi dovrebbero prendere lo spunto è il progetto pastorale elaborato dai vescovi della Conferenza Episcopale Italiana e che per il decennio 2010-2020 si sostanzia nel documento “Educare alla vita buona del Vangelo”. Cambia, quindi, l’approccio del lavoro archivistico: dalla raccolta delle informazioni si deve passare all’utilizzo fruttuoso delle stesse e questa evoluzione può accadere, sottolineava don Pennasso, solo se gli archivi ecclesiastici si inseriscono nel grande alveo dell’attività pastorale della diocesi prendendone parte attiva, perché l’archivio conserva la linea della memoria della tradizione della evangelizzazione del territorio.
Le sfide lanciate nella giornata di lavori a Roma sono suggestive, impegnative, ma decisamente innovative perché ridisegnano il lavoro dell’archivista ecclesiastico rendendolo non solo utile agli utenti frequentatori delle sale archivistiche, ma prezioso per l’intera comunità diocesana per il contributo che può apportare nel favorire l’azione pastorale grazie al patrimonio documentario del passato che viene reso fecondo nel presente in prospettiva del futuro.
Laura M. Venniro


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